IMPARARE SEMPLICEMENTE NELLA COMPLESSITA’

IMPARARE SEMPLICEMENTE NELLA COMPLESSITA’

Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo,
noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo.
Leo Buscaglia

 

Il termine apprendimento viene comunemente associato alla sfera educativa, divenendo sinonimo di acquisizione di conoscenze scolastiche. Imparare a leggere, a scrivere, a fare calcoli, a memorizzare informazioni riveste senza alcun dubbio un ruolo importante nella vita degli esseri umani. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che l’uomo fin dalla nascita (e addirittura ancora prima) apprende: impariamo infatti a imitare espressioni facciali e gesti, a parlare, a esprimere le nostre emozioni, a modulare il nostro comportamento in funzione della situazione sociale in cui ci troviamo. L’apprendimento, in tutte le sue forme, consente all’individuo di essere nel mondo, di interagire con la realtà esterna e di relazionarsi con gli altri.
In ottica evoluzionistica, la capacità di apprendere ha rappresentato un fenomeno importantissimo: ha consentito all’uomo di modificare il proprio comportamento al fine di adattarsi alle circostanze esterne e quindi sopravvivere.

Apprendimento: quale definizione?
L’apprendimento può essere definito come un processo continuo, basato sull’esperienza, che produce un cambiamento relativamente stabile e duraturo nel sistema nervoso e nel comportamento.
Impariamo continuamente grazie all’interazione con l’ambiente, e ciò che viene appreso in modo accidentale, nelle svariate situazioni della vita di ogni giorno, è molto di più di quello che intenzionalmente ci sforziamo di acquisire. L’esperienza e l’apprendimento ci arricchiscono in modo straordinario, cambiando il nostro modo di percepire la realtà, pensare, pianificare, agire.
L’apprendimento si traduce in cambiamenti nel nostro sistema nervoso. Nel corso degli ultimi trent’anni,i processi neurali legati a plasticità ed apprendimento sono stati studiati ed in parte compresi dalle neuroscienze. I neuroscienziati hanno contribuito a determinare in che modo le informazioni vengono elaborate e immagazzinate nella memoria, avvicinandoci sempre di più a poter realmente comprendere cosa sia l’apprendimento.
La scoperta che il cervello possa modificare la propria struttura, le proprie connessioni, la propria organizzazione e le proprie funzioni è stata una vera e propria rivoluzione non solo per le neuroscienze, ma anche per tutto ciò che riguarda l’apprendimento e l’insegnamento. Si è scoperto che esistono numerose tecniche per permettere una riorganizzazione ed un miglior funzionamento delle aree cerebrali, e di conseguenza favorire, supportare e rendere efficiente l’apprendimento: tra le più utilizzate troviamo l’esercizio fisico, le tecniche di meditazione, l’allenamento cognitivo e la stimolazione sensoriale.

Filosofia degli apprendimenti
L’apprendimento è un fenomeno fondamentale per l’evoluzione della specie e per lo sviluppo del singolo individuo nell’arco della sua intera esistenza.
Il Prof. Reuven Feuerstein, ideatore del PAS “Programma di Arricchimento Strumentale”, uno strumento per potenziare le funzioni cognitive e metacognitive, parla degli esseri umani come portatori di due bisogni fondamentali perché si possa attuare uno sviluppo sano che condurrà ad una vita soddisfacente. Questi due bisogni, che diventano poi due fondamentali diritti sono “Need to be” e “Need to become”. Il primo rappresenta il bisogno di essere accettato e amato per quello che sono, il secondo rappresenta il bisogno di cambiamento e trasformazione che si realizza proprio attraverso l’apprendimento.
Lo psicopedagogista Feuerstein (1987) descrive il processo di apprendimento come quel processo di Modificabilità Cognitiva Strutturale reso possibile dall’interazione tra l’organismo e gli stimoli dell’ambiente, ma sottolinea l’importanza che tra di esso e l’ambiente si inserisca una figura, un genitore, un familiare o un adulto di riferimento, che interviene esplicando una preziosa funzione di mediazione. Il mediatore, mosso dall’intenzione, da tutto il suo patrimonio affettivo, emozionale ed intellettivo, seleziona ed organizza gli stimoli che devono arrivare all’organismo (bambino, ragazzo o adulto), li filtra e li struttura. Secondo Feuerstein, l’obiettivo dell’apprendimento non sarebbero tanto le azioni concrete, ma le competenze conoscitive, cioè più che l’apprendimento di contenuti, quello delle strategie necessarie per l’apprendimento stesso. Si inizia così a parlare di Propensione all’apprendimento, cioè di predisposizione ad essere modificabili nel processo.
Prima di Feuerstein, Maria Montessori (1910) osservava che “Non si può educare alcuno se non lo si conosce direttamente”. Con questo sottolineando quanto la parte di relazione affettiva, empatica e la capacità di lettura delle istanze dell’essere umano bambino e adulto siano prerequisiti fondamentali per ingaggiarlo in un processo di apprendimento.
Ancora Montessori ci regala importanti suggestioni sull’opportunità di considerare il processo di apprendimento solo in parte come acquisizione di informazioni e nozioni e principalmente come manifestazione della capacità di agire sull’ambiente circostante utilizzando gli strumenti in nostro possesso.

Autoregolazione, competenza emotiva e caratteristiche di personalità nei processi di apprendimento
Numerosi studi hanno dimostrato come l’autoregolazione, la competenza emotiva e le caratteristiche di personalità possano avere un’influenza sui processi di apprendimento.
Senza pretesa di esaustività, l’autoregolazione, può essere definita come la capacità di regolare il nostro pensiero e il nostro comportamento, inibendo gli impulsi. La competenza emotiva si riferisce alla capacità di riconoscere, modulare ed esprimere in modo adeguato le emozioni, e di valutare l’impatto che le emozioni hanno nella vita relazionale. La personalità di un individuo viene definita dall’insieme delle caratteristiche psichiche (affettive, volitive, cognitive) e delle disposizioni comportamentali (modalità di interagire con l’esterno e regolare il proprio comportamento), che si manifestano con stabilità nel tempo e costanza nei diversi ambiti di vita.
Una recente ricerca (Malanchini et al., 2018), che ha analizzato l’influenza dell’autoregolazione sull’apprendimento in bambini di età compresa tra gli 8 e i 14 anni, ha dimostrato l’esistenza di una relazione significativa tra funzionamento esecutivo (pianificazione, organizzazione e completamento del compito) e competenza in lettura e matematica. I ricercatori hanno inoltre messo in evidenza che un elevato funzionamento esecutivo era correlato a tratti di personalità connessi all’apertura, come curiosità intellettuale e sicurezza. I bambini maggiormente autoregolati, sicuri e curiosi si caratterizzavano per un migliore rendimento scolastico, specialmente in lettura e matematica.
Facendo riferimento alle competenze emotive, nessuno di noi nasce con la capacità innata di riconoscere, nominare, modulare ed esprimere le proprie emozioni; sono le esperienze dei primissimi anni di vita che portano il bambino a dare un significato via via più complesso ai propri vissuti. L’essersi rispecchiati in genitori e figure di riferimento in grado di accogliere, significare e non giudicare le emozioni provate dal bambino, soprattutto quelle più intense, portano il piccolo a comprendere che il proprio mondo
interno non è né ingestibile né pericoloso, e tale consapevolezza lo aiuterà a crescere avendo fiducia nei propri vissuti interni e provando, a livello relazionale, una maggiore empatia nei confronti dei coetanei.
Le caratteristiche dell’ambiente in cui l’individuo si trova ad agire ed interagire, nonché la sua storia personale, agiscono in modo significativo sulla capacità e sulla modalità della persona di apprendere. Tali dimensioni interagiscono con le caratteristiche di personalità di cui si è parlato e producono un connubio tra il livello genetico ed ambientale.