Dentifricio, spazzolino e autonomia: l’igiene orale come partecipazione alla vita

Dentifricio, spazzolino e autonomia: l’igiene orale come partecipazione alla vita

Il percorso di riabilitazione dei nostri pazienti, siano essi adulti colpiti da ictus, trauma cranico, patologie neurologiche, o bimbi con sviluppo atipico, si compone di diverse attività, fra le quali la fisioterapia, la logopedia, la psicoterapia e la terapia occupazionale. Gli obiettivi del percorso, che vengono condivisi con il paziente e la sua famiglia, sono numerosi, ma noi di Elìce abbiamo particolarmente a cuore la partecipazione alla vita della persona.

 

La terapia nel quotidiano

Partecipare alla vita può avere tanti significati e può essere interpretato in tanti modi. Uno di questi è il poter svolgere delle attività in autonomia o con la minor assistenza possibile. Durante le sedute di terapia occupazionale vengono spesso proposte attività quotidiane come quelle di igiene personale, anche in una visione di dignità della persona, e ora vorremo approfondire in particolar modo quella del lavarsi i denti. Dietro questa apparentemente banale attività, il nostro cervello deve in realtà mettere insieme tantissime competenze: coordinazione occhio-mano, attività bimanuale (ovvero che coinvolge entrambe le mani), motricità fine e destrezza della mano, movimenti degli arti superiori, percezione della bocca, controllo del tronco e altre ancora.

 

Quali aspetti considerare

Il primo aspetto da valutare prima di iniziare è il setting, ossia l’organizzazione dell’ambiente e degli spazi in cui si svolge l’attività. In altre parole, vogliamo essere sicuri che la persona sia comoda davanti al lavandino, che sia in piedi o seduta, che sia ben posturata e quindi in una condizione di facilitazione. Con il termine postura intendiamo ogni parte del corpo e quindi anche il posizionamento dell’eventuale braccio plegico sul bordo del lavandino o dentro di esso, in modo tale che possa partecipare attivamente all’attività se la mano si muove oppure che possa fare da sostegno posturale o ancora che possa tenere in mano il tubetto di dentifricio o l’asciugamano quando sarà conclusa l’attività. Altro aspetto da tenere a mente è la capacità della persona di gestire, in bocca, dentifricio e acqua. Dunque, è necessario considerare se sia disfagica in modo tale da poterla aiutare con un lavoro di stimolazione. L’attività potrebbe, infatti, risultare pericolosa se non si valutassero tali elementi.

Ora siamo pronti ad iniziare il nostro lavaggio denti! Da qui non ci sono regole specifiche, ognuno ha le proprie capacità, le proprie strategie ed i propri tempi; il terapista può inserirsi ed aiutare, guidare o facilitare alcune fasi dell’attività o il proseguimento di esse, oppure dare qualche suggerimento o rimando a voce. In ogni caso, l’importante è proporre un’esperienza che sia positiva per la persona e dalla quale si possa cogliere informazioni esperienziali e apprendere… oltre che avere sempre denti puliti ed alito fresco!

 

Elisa Minghetti

Terapista occupazionale, Terapista della mano

Fondazione Elìce